Uno de los medios más eficaces para que las cosas no cambien nunca por dentro es renovarlas - o removerlas - constantemente
por fuera
juan de mairena

Newsletter

Links

I depistaggi del capitale

Con Il porto delle nebbie di Franco Soldani, l’ormai vista letteratura critica sugli attentati dell’undici settembre compie un notevole salto concettuale, sconfinando in ambiti disciplinari e teorici del tutto inediti e stimolanti. Dopo le prime, fondamentali e coraggiose, indagini di natura empirica effettuate da migliaia di ricercatori indipendenti, che con le loro ricerche hanno sollevato infiniti dubbi e perplessità sulla versione ufficiale inchiodando, almeno per chi non sia completamente ottenebrato dalle spesse nebbie generate dalla fumosa retorica dei media, l’amministrazione Bush alle proprie responsabilità criminali, altri grandi studiosi in seguito, si pensi a Webster G. Tarpley e a Michel Chossudovsky (dal cui gruppo di ricercatori del sito Globalresearch.ca, Soldani ha attinto copiosamente notizie e documenti) hanno delineato i retroscena geopolitici, svelato gli inconfessabili arcana imperii e rivelato il ruolo delle agenzie di intelligence dietro i fatidici accadimenti di quel giorno. Per uno studioso di teoria dei sistemi sociali come Soldani la riflessione sul 11/9 diventa l’occasione per un critica, in senso ovviamente kantiano e non giornalistico, del contesto societario nel suo complesso, delle modalità e delle forme cui viene costantemente (pre)formato dalle onnipotenti articolazioni tecnocratiche (mega media, banche, multinazionali, servizi di intelligence, ecc.) dei dominanti, le condotte dei quali sono, nella sua lettura, la manifestazione fenomenica di un motore interno che Soldani, prendendo in prestito una categoria coniata da Marx, non a caso mai sviluppata in tutte le sue potenzialità dai suoi innumerevoli epigoni, individua nel “principio determinante” del capitale.

A saperli leggere, e Soldani ambisce a farci osservare i fatti con quelli che Marx definiva “gli occhi della ragione”, gli eventi di quel giorno rappresentano la punta di un iceberg che lascia intravedere nelle sue fattezze visibili l’autentica natura della sua enorme massa subacquea nascosta.

Per Soldani, che parte dalle acquisizioni degli autori sopra citati rimandando per l’analisi delle prove empiriche direttamente ai loro lavori, l’11/9 rappresenta infatti uno spartiacque decisivo nella storia della società occidentale. Innanzitutto perché ha portato alla luce la sua causa prima, il motore interno che ne mette in essere le manifestazioni politiche visibili agli attori sociali, il capitale finanziario appunto, che ibridandosi, grazie al “prestito” del proprio personale tecnico, ai vertici della piramide amministrativa degli Usa, ha eliminato dalla sua dirompente, quanto folle, corsa tutti i possibili ostacoli, primi tra tutti quelli ideologici, ai suoi piani strategici.

Una opportunità, questa di comprendere e di svelare all’opinione pubblica la reale condotta dei dominanti al di là degli onnipervasivi schermi di fumo innalzati dai network planetari, completamente disattesa (si potevano nutrire dubbi?) dall’intera cultura di sinistra, che dovrebbe costituire l’avanguardia dell’opposizione all’Amministrazione Bush e all’Impero Usa in generale, in tutte le sue, innumerevoli, declinazioni: liberal, marxista, antagonista, radicale, terzomondista, ecc.

Lo scopo della pars destruens dello studio di Soldani consiste nell’evidenziare le reazioni di questa fazione intellettuale di fronte ad un evento storico dirimente e nel decostruire le loro argomentazioni per portare alla luce i modi1 in cui si estrinsecano, attraverso, ripetiamo, la sua opposizione più radicale!, le mediazioni del capitale, da quelle più evidenti ed intellegibili fino a quelle così profonde e sofisticate da investire e condizionare persino i principi cognitivi del soggetto, rendendo inaccessibile al suo stesso intelletto il loro disvelamento.

Partendo dalla mediazione più elementare, si deve subito constatare che il capitale foraggia quelle istituzioni presso cui i personaggi in questione, i rappresentanti di quella costellazione che Soldani definisce la fake opposition, si formano, esercitano la loro professione e ricevono rispetto ed onori; parliamo di: università (è sufficiente riportare alla mente i nomi dei “filantropi” che hanno fondato le più prestigiose accademie americane per dedurre i reali fini di queste cattedrali della conoscenza, pensate, ab origine, come strumenti per l’organizzazione sociale del sapere, per accaparrarsi il consenso e per garantire l’acquiescenza dei dominati ai propri valori) e mass-media nella loro sterminata gamma, compresi quelli, a prima vista insospettabili, afferenti alla cosiddetta informazione alternativa che, come dimostrano gli studi effettuati dal sito leftgatekeepers.com devono il loro sostentamento ai contributi delle Fondazioni di istituzioni organiche al Potere quali la Cia, la Ford, la Carnegie, ecc. che in questo modo si costruiscono letteralmente il loro dissenso convogliando nella direzione desiderata e in rigidi confini pre-stabiliti le potenziali voci critiche.

A questo livello di base, a prima vista facilmente intelligibile, ma i cui effetti risultano tremendamente pervasivi, bisogna aggiungere che è il principio determinante del capitale a plasmare l’intero ambiente societario in cui il singolo nasce, si forma e sviluppa gli apparati cognitivi e le categorie attraverso cui si rapporterà con il reale, il fondamento dei quali strumenti intellettivi imputerà soltanto alla sua volontà di agente sociale libero (di prendere decisioni) e autodeterminato. Queste convinzioni, quindi, assumono la connotazione di caratteri naturali, immediati, presupposti scontati del vivere civile non bisognosi di alcuna delucidazione. La sottigliezza di questa mediazione del capitale, sottolinea Soldani, consiste proprio, per dirla con Hegel, nello sparire mentre si pone e di dileguarsi nei suoi effetti: infatti nessun agente societario si porrebbe mai la questione di tematizzare la propria volontà. Tantomeno questo stimolo attecchisce nella mente dei componenti della fake opposition, di alcuni dei quali (noi ci soffermeremo qui soltanto sui più noti, rinviando direttamente al Porto per una panoramica sulle seconde e terze linee di questa corrente) Soldani passa in rassegna le riflessioni politiche sugli attentati dell’11/9.

Analizzando le argomentazioni sul 11/9 del celebre linguista Noam Chomsky, guru della sinistra radical che spesso, come si può leggere diffusamente nello studio di Soldani, non fa altro che copiare i suoi concetti, si può ricavare un illuminante campionario delle contraddizioni, manifeste e profonde, peculiari della logica versatile tipica di questa scuola di pensiero.

Chomsky in prima battuta si premura di bollare, ritenendole persino indegne di una confutazione empirica, come “tesi prossima all’inconcepibile” la versione alternativa2, recependo e abbracciando in toto, lui così critico sull’operato di Bush riguardo a questioni di gran lunga meno decisive, la vulgata ufficiale ed i suoi presupposti.

Ma Chomsky non si limita ad accusare di vaniloquio le teorie dell’inside job e, in maniera quantomeno bizzarra, imputa al Movimento per la verità sul 11/9 di aver distolto importanti energie e risorse dalla risoluzione dei reali problemi della società e dall’indagine sugli effettivi crimini perpetrati dall’Amministrazione Bush! L’assurdità di questa argomentazione, ancor più sorprendente perché proveniente da un intellettuale celebrato per il suo rigore scientifico, è lampante: cosa ci potrebbe essere di più devastante per l’imperialismo statunitense che denunciarne la natura intrinsecamente criminale, portarne alla luce le sue trame sotterranee e rivelarne gli inconfessabili intimi intenti occidentale eternamente dissimulati dal luciferino apparato dei mass-media al suo organico servizio? Senza contare che proprio in virtù dello stato di guerra permanente dichiarato all’indomani degli attentati, l’Amministrazione Bush ha potuto promulgare una serie di leggi speciali come il Military Commission Act, che hanno trasformato gli Usa in uno stato di polizia catapultando, in un drammatico balzo all’indietro, la sua civiltà giuridica in pieno Medioevo. Abbracciare in toto la versione ufficiale equivale, soprattutto agli occhi di una popolazione imbevuta della retorica mistificante e grossolana del Potere, che sarebbe certamente più ricettiva ad un dibattito sui responsabili della strage piuttosto che a sottili disquisizioni giuridiche, a legittimare le atrocità, le ingiustizie e gli abusi di potere di cui si è resa protagonista la leadership Usa. Che Chomsky e i suoi sodali temano che gli sforzi diretti all’investigazione sull’11/9 siano sottratti alla causa di Timor Est?

Chomsky per screditare le tesi alternative arriva persino, lui che rappresenta un’istituzione del MIT, a stravolgere fino alla mistificazione la logica scientifica, sostenendo che l’implicazione delle autorità statunitensi negli attentati dell’11/9 non possa essere provata perché le anomalie riscontrate nella versione ufficiale sono dovute al fatto che “negli eventi del mondo reale il caos è dominante” e che “persino negli esperimenti scientifici controllati si riscontrano ogni sorta di fenomeni inspiegabili, strane coincidenze, contraddizioni apparenti”!

Proprio sulla concezione della scienza coltivata dall’intera costellazione della sinistra intellettuale in tutte le sue più svariate, per quanto simili, accezioni, si concentra lo sforzo di Soldani al fine di rintracciare l’origine della logica contraddittoria e della eterna subalternità delle loro teorie e delle loro pratiche societarie rispetto all’ideologia dominante. Soldani mostra come le sinistre siano ancorate ad un’idea della scienza antiquata, stereotipata, grossolana e completamente superata dal dibattito epistemologico. Le analisi marxiste, che non si peritano di autodefinirsi scientifiche, sono viziate da una fede assoluta e acritica nel realismo ontologico che postula l’assoluta antecedenza di un mondo esterno indipendente alla coscienza del soggetto, la cui attività conoscitiva consiste nel riflettere oggettivamente le proprietà della realtà data; non costerà fatica riconoscere in questi asserti i dogmi dell’epistemologia pre-kantiana! Questo fatto, oltre a dimostrare la loro ferina ignoranza riguardo alla filosofia della scienza degli ultimi due secoli in cui il rapporto tra soggetto e oggetto è stato ampiamente tematizzato, chiarisce le intime motivazioni che vietato al pensiero marxista di rendere accessibile alla loro speculazione le cause che producono gli eventi politici e societari.

In virtù delle loro premesse concettuali si trovano costretti a cominciare la loro analisi socio-politica, non a caso definita “istituzionale”, dalle decisioni pubbliche dei dominanti e dalle forme fenomeniche, abbaglianti nella misura in cui distraggono l’osservatore dalla loro fonte, attraverso cui si riproduce il capitale: mercato, rapporti di produzione, concorrenza; proibendosi perciò, in eterno, l’accesso alla, e la comprensione della, loro causa prima. Significativamente Chomsky conclude che, sebbene non sia in minimo dubbio la veridicità della versione ufficiale, non sarebbe comunque assolutamente importante venire a conoscenza di chi siano effettivamente stati gli esecutori degli attentati, poiché il proprio attivismo deve essere in ogni caso incanalato nella direzione dello studio e della critica delle conseguenze che questi ultimi hanno provocato! Potrebbe essere data una migliore dimostrazione della sussidiarietà ai dominanti di questa forma pensiero?

Soldani dimostra come in realtà, sebbene si professi marxista, questo movimento intellettuale mutui alcune delle proprie categorie (su tutte l’interpretazione avalutativa della scienza e il libero arbitrio dei soggetti sociali) dal pensiero liberale adottandole come presupposti indiscussi, non spiegati e quindi ignoti, della discussione, ignorando così completamente uno degli assunti fondamentali del loro nume tutelare: “ogni scienza sarebbe superflua, se la forma fenomenica e l’essenza delle cose coincidessero immediatamente”3. Comicamente gli appartenenti a questa corrente non mancano mai di ribadire e di rivendicare, probabilmente per accreditarsi il rispetto dei club liberali, la propria modernità e originalità rispetto alle teorizzazioni considerate marxiane demodé, naturalmente dai circoli di cui sopra, a proposito di autoreferenza cognitiva.

Non si tarderà a comprendere che cominciando la propria analisi da presupposti intoccabili quali l’oggettività della scienza4 e il libero arbitrio dei soggetti societari ci si vieti, in eterno, la comprensione del ruolo svolto dalla Mega Macchina dei mass-media nella società occidentale contemporanea e dei loro debordanti effetti.

Invece che denunciarne il terribile potere mistificatorio, che in questa nuova era della storia inaugurata appunto l’11/9, non si limita più a distorcere la cronaca e l’interpretazione degli eventi per fabbricare il consenso dei dominati ma si spinge addirittura a creare letteralmente quegli scenari di realtà che servono agli interessi dei gruppi di potere, mediando, attraverso le pianificazioni di questi suoi funzionari, la riproduzione inarrestabile del capitale finanziario.

I Network planetari sono la manifestazione tecnologica (o sarebbe più opportuno definirla tecnocratica essendo in questi apparati incorporato il progetto di dominazione) in cui è più distintamente evidente la superficialità epistemologica della teoria dell’uso riferita alla scienza ed alle sue estrinsecazioni materiali, idea alla quale peraltro aderisce entusiasticamente l’intera comunità intellettuale in esame, essendo manifesto, almeno per chi lo vuol vedere, che si tratta di proiezioni tecnologiche della volontà, oltre che di veicoli, dei dominanti5.

Alcune scuole marxiste arrivano financo a sostenere che per decodificare la situazione economica (le cui crisi diventano in ossequio ai principi alla logica versatile di cui sono fedeli fautori ora prevedibili ora imponderabili) occorra affidarsi ai dati ed alle analisi condotte dai centri studi strategici, i famigerati think tank, organici alle istituzioni ufficiali e finanziati dalle Fondazioni delle grandi società di capitali. Come se questi organismi non fossero imbottiti di personale proveniente dalla politica e dalle grande finanza, nonché dalle agenzie di intelligence, e lo scopo dei loro studi non fosse quello di determinare, grazie alla pressione esercitata dall’autorevolezza degli estensori, decisioni politico-strategiche degli organi di governo favorevoli agli interessi dei propri superiori.

Al termine di questo campionario di orrori, di sproloqui logici in cui effetti e cause si avvincendano6, di tautologie, di vere e proprie insensatezze ed ottusità, Soldani invita ad abbondare al proprio tragicomico destino queste correnti di pensiero, dalle quali, come si è visto, non è possibile sperare futuri ravvedimenti, visti i limiti epistemologici intrinseci alle loro analisi.

Farlo significa tuffarsi in un mare aperto ed inesplorato, abbandonando tutti i malfermi appigli concettuali che le (finte) opposizioni hanno edificato nel corso della loro storia lastricata di fallimenti epocali.

Soldani ammonisce che se si mira ad uscire dal sentiero tracciato da questi, è proprio il caso di dirlo, cattivi maestri, si dovrà “riformare, alla lettera, l’intelletto societario” in modo che questo possa rendersi intellegibile che la società del capitale è preformata, in tutte le sue manifestazioni dalla logica mistificante del capitale, per molti versi assimilabile a quella di Jago (I am not what I am).

Il compito di “ricostruire il nostro pensiero e di conferire un nuovo ordine cognitivo alla nostra mente” è improcrastinabile se si intende uscire dalla trappola del cieco pragmatismo, nella quale cadono solitamente i movimenti politici alternativi, nella convinzione che un’azione illuminata possa aver origine esclusivamente da una teoria e da una chiara interpretazione dell’esistente, poiché, come recita un assunto del celebre biologo francese François Jacob, “se non si ha il concetto di un oggetto non lo si riconoscerà” e “nel metodo scientifico è sempre la teoria che la precedenza”.

1) Il termine, volutamente spinoziano, ci offre il destro per rinviare ad un ponderoso studio di Soldani sulle mediazioni operate dal capitale nella società e nei grandi sistemi di conoscenza teorizzati nell’età moderna: Sistemi di conoscenza e potere nella società capitalistica, Roma, Antonio Pellicani, 1997.

2) E’ quanto mai sintomatico constatare, lo lasciamo come uno spunto di riflessione per i debunkers, che l’intero dibattito scientifico sulla liceità della versione ufficiale riguardo agli attentati dell’11/9, si sia svolto quasi interamente sulla rete e comunque sempre ai margini della grande stampa libera occidentale, avanguardia del pensiero liberale e democratico. In un editoriale, scritto in occasione del sesto anniversario degli attentati newyorchesi, Pierluigi Battista, vice direttore del Corriere della sera, ha praticamente confessato tra le righe del suo, alquanto confuso, discorso di non conoscere nulla sui particolari della strage: era venuto a conoscenza da poco del crollo del Wct 7!

3) Non sorprenderà che a Chomsky sia sfuggito che Marx istituisce una causa, il principio determinante, alle genesi delle forme visibili dei fenomeni societari, infatti definisce come grande merito del filosofo di Treviri quello di: “aver introdotto concetti interessanti che ogni persona dovrebbe conoscere ed utilizzare, nozioni come classe e rapporti di produzione” Noam Chomsky, Capire il potere, Milano, Marco Tropea, 2002, p. 291.

4) Per una esaustiva panoramica delle molteplici correnti di pensiero dell’epistemologia della scienza dell’ultimo secolo, invero alquanto più problematiche rispetto al’idea stereotipata e caricaturale coltivata gelosamente da questa scuola di pensiero, si rimanda alla seguente opera di Soldani: Le relazioni virtuose: l’epistemologia scientifica contemporanea e la logica del capitale, Trento, Uni Service, 2 v., 2007.

5) In una recente apparizione televisiva l’ex ministro del lavoro e fresco segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero non ha avuto niente da questionare sulla paradossale domanda postagli dall’anchorman di turno, che, restando sorprendentemente serio, ha chiesto al suo interlocutore il motivo della scomparsa dalle prime pagine dei giornali e dai titoli dei tg nazionali del dibattito sulla corruzione della classe dirigente italiana, dopo il successo riscosso nell’anno precedente da libri quali La Casta di Rizzo e Stella e dalle adunate pubbliche richiamate dal comico Beppe Grillo (qui non ci interessa definire i limiti di tale forma di protesta). Ferrero rispondendo, in maniera alquanto trascurabile, alla domanda ancor più imbarazzante perché posta da un sacerdote della disinformazione, ne assume implicitamente gli assurdi presupposti, cioè che i media riportino e rispecchino oggettivamente le opinioni, gli argomenti, i desideri e le tendenze del loro pubblico. Che meraviglioso esempio di democrazia dal basso! La situazione risulta ancora più comica se pensiamo che l’incontro si è svolto nel salotto televisivo di proprietà dell’attuale presidente del Consiglio! Non si può che ribadire, con lo stesso Soldani, che un’opposizione di tal fatta se non ci fosse il Potere se la sarebbe dovuta inventare.

6) Significativo che nell’analisi di un certo marxismo, l’Economia e la Potenza, postulati come di enti di ragione incausati, si alternano a seconda delle esigenze del caso, nel ruolo di causa ed effetto di loro stessi!

Pagine: 1 2

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *