Ecco la prima edizione integrale degli «Aforsimi italiani del Barchi», di cui avevamo pubblicato alcuni estratti.
Dalla Premessa:
Nella società dove il capitale è il principio determinante in divenire – vieppiù sinistro – per tutto il vivente, non esiste (e forse non è mai esistita nemmeno prima, sotto l’impero di altri principi), una “via maestra” – “logica”,“razionale”, di “buon senso” e almeno un po’ rassicurante – per tentare di costruire l’immaginazione di una società differente. Nel concreto, qui ci si trova senz’altro dentro un mare aperto e senza riva, indefinitamente periglioso, infiltrato da migliaia di agenzie dedite al brutto e al nefando. E accade spesso che, appena si pensa di aver “compreso qualcosa“ delle sue correnti profonde, occorre disporsi invece di nuovo a non capire, a ridubitare d’ogni idea e relazione in un’atmosfera comunicativa ben più che ostile e, in ogni caso, matrice velenosissima della nostra presente catastrofe. Già sappiamo, del resto, che se talvolta ci si fa trovare impreparati a queste “altezze nell’oscurità”, l’inganno più sottile malignamente si reinfiltra nella nostra mente e in modo inedito ancora ci confonde secondo i suoi temibili principi di logica versatile. Così è nel “concreto” e “quotidiano” di tutti ad ogni latitudine, anche se non ci pare e non ci piace riconoscerlo.
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A mio avviso, in queste condizioni planetarie inedite ed invero già estreme per la vita, non possono essere l’usuale scrittura “narrativa” e la classica forma-saggio – anch’esse peraltro convenzioni fissate tramite mille legacci astuti al pensiero dominante – le sole lucerne a portata di mano da accendere per guidarci sulla via dell’immaginazione; ovvero le “chiavi” e, se si vuole, le “riserve di lampi” non ancora ben esplorate che possono aiutarci nel tentativo di scorgere altri orizzonti.
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