L’aggressione alla Libia passerà alla storia per diverse circostanze di rilievo che con essa giungono tutte insieme a maturazione:
– la conclusiva metamorfosi su scala planetaria degli esponenti zombificati della fu sinistra in contractors criminali al servizio dei dominanti;
– il ruolo dei Megamedia quali principali armi di distruzione dei popoli del pianeta, scopertamente al servizio non di questo o quello stato, ma dell’elite dominante in quanto tale, che li ha plasmati e messi a girare in circuiti by design di “notizie” e reti che seguono per principio una sorta di Grande Schema ovviamente confezionato da alcune “menti raffinatissime” non subordinate alla sovranità di alcuno stato;
– la connessione, sempre più scopertamente criminale, tra le spoliazioni di futuro ai danni dei popoli e la necessità di seminare un caos che viene progettato accuratamente per essere ingovernabile senza “misure d’eccezione inedite” in aree sempre più vaste del globo.
Di queste circostanze parleremo diffusamente durante la giornata del 22. Esse riguardano processi tellurici che sono in atto da tempo, quantomeno dagli anni ’80, ben prima che qualche agenzia del Potere cominciasse a parlare di globalizzazione. Non dimenticheremo tuttavia come il punto di svolta di questi processi – che l’elite dominante stessa ha avuto bisogno di fissare mediaticamente nella testa di tutti tramite uno show unico – si è avuto inequivocabilmente l’11 settembre 2001. Per questo la verità sugli eventi di quel giorno resta e deve restare sotto uno speciale cover up giocato ai massimi livelli dell’infiltrazione cognitiva, probabilmente fin dentro il cosiddetto “movimento per la verità” che pure tanti meriti ha avuto negli anni scorsi. Di quest’ultimo aspetto ci parleranno con dovizia di argomenti e cura per i dettagli Judy Wood ed Andrew Johnson.
Tornando all’attuale devastazione by design della Libia, ultimo atto di una devastazione almeno decennale che ha coinvolto e coinvolge diverse aree e paesi (dalla Jugoslavia all’Afghanistan, dall’Irak a Gaza, dalla Somalia alla Costa d’Avorio, ecc.), essa ci sembra anche un’ importante cartina di tornasole per un intero set di visioni del mondo basate sulla geopolitica e orientate a favorire l’avvento della cosiddetta fase multipolare del capitalismo. A scanso di equivoci, precisiamo subito che qui prendiamo i fautori di tali orientamenti solo come rappresentanti di un abito mentale assai diffuso all’interno di tante tradizioni di pensiero ossificate che altro non fanno se non ripetere, anche in rete, un diffusissimo mantra: quello che identifica l’essenza di tutte le questioni riguardanti il “sistema globale” in cui viviamo con la dinamica dei rapporti di forza politici ed economici (fra aree, stati, aggregazioni di interessi e potentati più o meno “imperiali”). Li chiameremo, in prima approssimazione,“multipolaristi” con in testa il paradigma fisso dei rapporti di potere, raccogliendoli sotto un’etichetta di comodo che ovviamente non rende giustizia alle loro disparate ragioni e sfumate colorazioni.
Ora: il fatto che Cina e Russia non abbiano posto il veto alla risoluzione 1973 ha costretto un po’ tutti i multipolaristi a fare gli straordinari mentali per cercare di giustificare, anzitutto a se stessi, le ragioni di un simile comportamento senza che questo arrivasse a mettere in causa la tenuta stessa del proprio impianto teorico. Il successivo riconoscimento da parte cinese del nuovo governo-ratto targato C.N.T. e la recente notizia circa la futura partecipazione cinese alla spartizione della “torta libica” – mentre sul terreno la resistenza di popolo riguadagna posizioni su posizioni – sono ulteriori spie rivelatrici che hanno posto nuovamente i multipolaristi nella condizione difficile degli acrobati mentali, in bilico sulle corde dei loro teoremi scricchiolanti, nel bel mezzo di un piano criminale a lungo termine dell’elite dominante, che sembra travalicare alla grande la stessa scacchiera geopolitica e che è, con ogni evidenza, tuttora in pieno corso.
Qual è allora il gioco più sottile – sopra o sotto gli scacchi e perfino sopra o sotto la scacchiera stessa – che in Libia stanno giocando le due principali potenze eurasiatiche? E sono davvero queste potenze come tali a giocarlo o altri attori innominabili ne sono più verosimilmente i protagonisti nel vasto backstage della hidden hand e dello stay behind planetario? In altre parole: si può facilmente far rientrare e “giustificare” anche questo capitolo nel librone della Realpolitik tipica dei grandi stati sovrani oppure c’è dell’altro che si muove del tutto al di fuori dallo schema multipolare e che anche i governi russo e cinese mirano a tenere accuratamente sotto silenzio o comunque nell’ambito del non questionabile?
Il veto opposto da Russia e Cina alla proposta di “risoluzione di condanna” Onu della Siria di Assad sembrerebbe il segnale di un risveglio da un temporaneo letargo autolesionista dei due governi. E tutto ciò potrebbe anche aver riportato un po’ di calma nelle diverse turbolenze di sabbia neuronale che si erano alzate restituendo una certa solidità e una parvenza di “scientificità” alle costruzioni geopolitiche dei multipolaristi: vedete che le potenze eurasiatiche quando vogliono sono in grado di contrastare le velleità della bestia occidentale a guida Nato?
E poi da ultimo è venuto il discorso di Putin sul grande spazio economico che potrebbe essere presidiato da una futura Unione Euroasiatica.
Ma bastano questi due ultimi fatti a rimuovere i dubbi e le ipotesi sull’esistenza di un piano di respiro planetario dell’elite dominante? Potrebbe anche essere (e ne discuteremo assai) che l’elite abbia deciso di far muovere sulla superficie le pedine e i territori del risiko by design, semplicemente per rimettere ancora una volta il sistema su una pista storica “nuova” (il cosiddetto “governo mondiale”), in modo da “salvarlo” senza porne in discussione le fondamenta: il che, tuttavia, per i popoli può soltanto significare passare di catastrofe in catastrofe nella versione attuale del sistema che consapevolmente viene portata allo sfacelo per far posto al novello gattopardo globale appositamente fabbricato del capitale per il ventunesimo secolo…
Fin qui una sommaria catena di fatti e ipotesi di lettura, ma i dubbi e gli interrogativi restano. Non solo sul ruolo di superficie di entità quali Russia e Cina quali attori nel contesto multipolare… È in questione la fondatezza e la pretesa esplicativa dell’ipotesi multipolare stessa che, lungi dal definire descrittivamente la cornice del gran conflitto futuro agito da potenze sovrane dei grandi spazi, potrebbe anche rivelarsi l’ulteriore inganno epocale di un’elite essa sì sovraterritoriale e globale, che in tal modo coopta al suo interno forze emergenti ridisegnando sotto il nuovo schermo multipolare le coordinate di un mondo se è possibile ancor più catastroficamente fondato sul capitale e sulla sua conoscenza…
Sabato 22 ottobre a Bologna vogliamo almeno iniziare a parlarne. Appunto fuori dalla rete e lontano dalle tastiere…
La redazione di Faremondo