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Il porto delle nebbie di Franco Soldani e l’avvio di Faremondo Edizioni

Da questa”mossa” iniziale il nostro progetto di ripensamento critico per trovare una fuoriuscita dal disastro del mondo contemporaneo si è aperto a ventaglio su questioni ed iniziative che ci sono apparse di rilevanza cruciale per poterlo perseguire senza cadere nel dejà vu e nella ripetizione dell’identico: dalla critica delle tendenze emergenti nel pensiero scientifico a quella delle forme del pensiero rivoluzionario degli ultimi due secoli; dalla ricerca di altri orizzonti per la scrittura immaginativa del terzo millennio alla sottolineatura del passaggio di fase su scala planetaria segnato dall’11 settembre; dall’impegno dentro il movimento internazionale di inchiesta nato in rete alla decisione di aprire a Bologna il Locomotiv, il nostro spazio per eventi culturali dove proveremo ad ibridare barlumi di un distinto universo di conoscenza e momenti di socialità diversamente consapevole.
Nel 2008 contiamo di poter raccogliere il senso di questo nostro percorso avviando due attività a nostro modo “editoriali”: una sorta di rivista sul sito www.faremondo.org (attualmente in costruzione) e la produzione di alcuni libri.
Apriamo dunque le nostre pubblicazioni “in proprio” tornando ancora sulla questione 11 settembre, ma questa volta lo facciamo esplicitamente per proporre una diversa interpretazione della realtà societaria.
Da tempo denunciamo la falsità della narrativa ufficiale e promuoviamo iniziative dentro il cosiddetto “movimento internazionale per la verità”. Una per tutte vale la pena di ricordare: la conferenza internazionale che organizzammo nel settembre 2006 al teatro Arena del Sole di Bologna.
Tuttavia, per noi di Faremondo l’11 settembre è stato anche, sin dall’inizio, qualcos’altro rispetto a quella enorme macchinazione dei dominanti che andava giustamente smascherata e combattuta a partire dalla ricostruzione puntuale degli “aspetti fattuali”. Prima che si potesse mettere in dubbio la versione ufficiale,  l’11 settembre è stato l’evento che come un lampo nel mezzo di una lunga notte ha rischiarato la natura più intima dell’intera società occidentale che si affacciava disastrata sulla soglia del terzo millennio. Non a caso esso si è rivelato lo spartiacque che più di ogni altro ha destato la nostra immaginazione e l’ha condotta per gradi verso la convinzione che per provare a sopravvivere a questo mondo occorresse prima di tutto abbandonare i modi di conoscere e le abitudini di pensiero che hanno formato la nostra mente rendendoci sopportabile o normale questo modo di vivere.
Il percorso nostro – qui magistralmente esposto da Franco Soldani – ha attraversato diversi territori della critica alla cultura dominante. Per noi l’11 settembre ha marcato in modo indelebile alcune cesure rispetto al passato: a) spazzando via e seppellendo per sempre la finzione liberale e democratica dello stato di diritto, il sistema delle regole e del diritto internazionale; b) spiattellando di fronte alle moltitudini planetarie lo spettacolo tragico dell’agire by design dei dominanti e l’invenzione criminale della realtà quale regola suprema del nuovo governo del mondo; c) disegnando con successo, almeno fino a questo momento, uno schermo di fumo dove i media del capitale finanziario educano le genti all’idea che quella dello schermo sia l’unica realtà oggettiva, possibile e desiderabile.
A quel punto ulteriori salti mentali ci sono sembrati necessari per poter descrivere i nuovi scenari e fondare diversamente il nostro fare.
Continuare a leggere fra le pieghe dell’11 settembre ci ha portato all’abbandono delle vecchie teorie dell’imperialismo e a cercare una più specifica definizione delle strategie geopolitiche del capitale finanziario. Abbiamo allora constatato il fallimento più completo di tutte le forme di lotta (politica, sindacale e culturale) che ancora s’ingannano tenendo in mano la pietra di paragone del contesto comunicativo vigente e dei “fatti” costruiti dai network mediatici. Infine, abbiamo tematizzato e vissuto dentro il movimento per la verità l’evaporazione definitiva su scala planetaria delle categorie storico-politiche della “sinistra” e della “destra”, i cui ceti intellettuali si sono uniti a ripetere in coro e in cento varianti il ritornello della versione ufficiale.
Al top del servilismo e della débacle morale e intellettuale si sono posti gli ideologi “di sinistra” e i marxisti comunque connotati, diversi dei quali si sono esibiti in sottili strategie depistanti e in ignominiosi attacchi ad personam verso esponenti del movimento di inchiesta, sempre tuttavia guardandosi bene dal discuterne le acquisizioni e gli argomenti.
A loro – e al porto delle nebbie in cui vorrebbero mantenerci tutti – è quindi giustamente dedicata la pars destruens del presente libro.
La pars construens, che come Faremondo Edizioni avremo cura di svolgere ed approfondire nelle nostre prossime pubblicazioni, contiene già qui due passaggi cruciali.
Il primo è la spiegazione dell’atteggiamento servile assunto dai custodi dell’ortodossia “di sinistra” non come mero “incidente di percorso”, ma come esito logicamente necessario di tutta una formazione mentale subalterna alle categorie dominanti sin dai suoi presupposti originari e dalle sue matrici intellettuali.
Il secondo è il tentativo di avviare un’analisi della società contemporanea – per quanto provvisoria e rivedibile – capace di cogliere la differenza specifica della fase storica  inaugurata dall’11 settembre.
È quello che l’autore fa quando parla del “principio di Jago” che agisce nel mondo dis-simulato creato dai media, là dove si formano la mente e le convinzioni degli individui. Per esso, tutto quello che gli individui incontrano nello schermo di fumo dei media deve diventare l’unico sostrato reale, consapevolmente predefinito e costruito dall’agire dei dominanti per non essere quello che è.
Sotto l’impero del “principio di Jago”, in altre parole, lo schermo di fumo non potrà mai essere considerato fittizio come in effetti è. In esso, tutto è organizzato in modo da impedire ai dominati la conoscenza della realtà più profonda che sta sotto quel mondo artefatto di secondo livello. Tale realtà più fondamentale deve anzi sparire per sempre dalla vista degli individui, di modo che il videogame e solo il videogame divenga per loro tutto il reale.
Ecco perché, per quale ragione più essenziale e a prescindere dall’accuratezza nella ricostruzione dei fatti, una verità diversa dalla versione ufficiale sull’11 settembre non si deve nemmeno immaginare. Se lo si fa si infrange il “principio di Jago” che ci governa: i dominanti e i loro guardiani “di sinistra” non possono ammetterlo. Se lo si fa si esce da tale sfera e si comincia ad entrare in un altro universo cognitivo. Culturalmente non più subalterno alla civiltà occidentale in rovina.
E, cosa ancor più grave agli occhi di costoro, si potrebbe allora ipotizzare l’esistenza di un principio d’ordine indubitabilmente reale che opera sullo sfondo determinando tanto le condotte dei dominanti quanto il mondo fittizio dei media e la stessa subalternità dei dominati.
Un principio determinante che qualcuno sarebbe poi tentato di descrivere, e a cui qualcun altro potrebbe dare un nome…
Si riaccenderebbe così la speranza di poterlo comprendere e di sostituirlo con un principio d’organizzazione societaria non distruttivo per la specie in quanto tale.
E a molti verrebbe forse l’idea di buttarlo nella pattumiera della storia prima che esso riesca a buttarci tutti noi. Qualcuno potrà allora osservare la scena e, magari,  ne scriverà… Noi almeno lo speriamo. Già da adesso e da qui. Senza catastrofismo alcuno. Consapevoli che, come specie, stavolta  ci stiamo giocando tutto.
Allora, per provare a sopravvivere cominciamo ad immaginare, già durante la lettura di questo libro, tutta una diversa verità sull’11 settembre.

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