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Racconto 8491 – seconda puntata

 Juan Alberto Guerrero Della Malta, Rosario, Argentina, 1-1-2012

 

L’emiro comanda uno dei tanti paesi concessi.

Ma insomma – esordisce – questi mercenari sono vostri o nostri? Me li avevate girati dall’Afghanistan, li ho allevati e pasciuti, poi ve li siete fatti mandare dovunque vi aggradava: Bosnia, Irak, Albania, Palestina, Cecenia, Libano, Kossovo, Georgia, Libia, Siria, Iran… Che volete adesso, che ve li riprenda ancora?

Lasci perdere questo livello… Vi abbiamo dato soldi, tempo, i migliori giornalisti. Poi vi abbiamo ideato e consegnato quella televisione con cui vi siete fatto un piccolo impero. Adesso state a questionare per 6-7000 cialtroni ai quali noi forniamo tutto, uniformi cangianti incluse… Nostri o vostri, questi mercenari stanno facendo un servizio al lavoro di Dio. Mal…

Mentre Attard sta articolando la sillaba succesiva nell’enorme sala centrale della suite sopraggiungono i giornalisti. Immediatamente i due operativi cambiano lingua e si posizionano dentro il sottolinguaggio delle Esibizioni Pubbliche Concertate.

La Democrazia senza Mercato non è nulla. Come dire Democrazia senza Democrazia. Il Pensiero della Democrazia: ecco cosa ci sta veramente a cuore nel Bel Panar. Ci sta talmente a cuore che per amor suo noi creiamo i nostri cittadini dentro questo Pensiero. Così facendo, non avremo mai cittadini nemici. Certo, il Bel Panar non è perfetto e non assomiglia ancora, se non per alcuni aspetti, al Giardino Paradiso. Ci sono ancora tensioni e proteste perché la gente pensa di poter avere di più di quello che ha già. Ma nessuno s’immagina di essere altro. Il risultato del Pensiero della Democrazia è comunque stupefacente: fatti in un certo modo, i nostri cittadini si riproducono.

Vedete, ciò che è vero per il Bel Panar nel suo piccolo è ancor più vero per noi nel nostro grande che alimenta il tutto. E non fatevi ingannare dalle frizioni che accompagnano il nostro Processo di Crescita: tutte hanno un senso dentro il Pensiero della Democrazia. Voglio esser franco: questo assetto del mondo non ci piace e lo stiamo cambiando, costi quel che vi costi. Prendiamo la cintura che ci collega all’Eurasia: vi sono evidenti resistenze che ci impediscono di considerarla nostra. Allora, che facciamo? Noi non distruggiamo i nostri nemici e nemmeno perdiamo tempo a cambiare le loro opinioni. Li formiamo dal loro interno. Solo ad un certo punto ci introduciamo nei loro affari e anche allora è un dialogo, come se tutto si fosse sviluppato per sua propria dinamica e tramite la loro volontà. In quella regione, già dal 1996 abbiamo avviato una strategia per rendere sicuri e mercantili i reami, compreso il Bel Panar, ovviamente. Tutti i dirigenti hanno agito secondo i loro specifici voleri. Loro stessi ci hanno fornito l’indicazione delle leve da muovere e della massa umana di manovra da forgiare, armare e finanziare. L’esperimento aveva già prodotto mirabili risultati in Afghanistan: perché non farlo continuare? Scaraventare fuori i siriani dal Libano mediante la fabbricazione di una opposizione ad hoc. Portare il caos all’interno della stessa Siria mediante l’aiuto dei nostri amici di Turchia e di Giordania, premere intanto con le alleanze e i nostri tribunali speciali. Risistemato l’Irak nell’età della Pietra e precauzionalmente diviso in modi settari, ci stiamo occupando di fabbricare un corridoio umanitario per la Siria, così da poter stabilire chi e cosa entra ed esce dal paese: il tutto è nelle mani dei loro stessi Consigli, siriani contro siriani. Come si fa a dire che non hanno a cuore il loro proprio paese? Lo stesso dicasi per l’Iran, dove da tempo siamo posizionati all’interno. Nella delicata questione la Turchia e la Nostra Entità hanno e avranno un ruolo determinante. Serviranno anche uomini, molti uomini. I mezzi non sono un problema e in parte sono già sul posto. Lo so che ci prendete per pazzi, anche perché sapete che là in mezzo ci sono i nostri amici russi. Va bene: ma hanno anche loro il loro fronte interno in via di sfarinamento. Non li abbiamo già fatti implodere una volta, ed erano in apparenza più potenti di adesso?

 

Al Brituness, intanto, si discute come sistemare sulle spalle delle moltitudini il fardello di un novello salvataggio del “sistema capitalista”. Occorre far prendere alla Cina la strada della Rivoluzione Ambientale: questa è l’opinione prevalente. I profitti sarebbero enormi: anche il Partito comincia a pensarci. Intanto, la belligeranza globale si fa permanente. Appare vero il detto: il pettine al quale i nodi non vengono è il pettine incapace di riconoscerli: nei fatti.

L’unica colpa davvero grande delle persone dominate – diceva un intelligente giovane barbuto stanziato in Toscana – è quella di ragionare con i valori dei dominanti. E se questi valori includono soprattutto un credo – non credere a niente se non a te stesso, o Uomo – allora il baratro è raggiunto e inizia lo sprofondamento.

Attard stava ancora parlando quando dall’auricolare nascosto dentro il taschino della sua giacca risuonò fulminante la voce.

Oltre che pezzente, sei audace e presuntuoso… Processo di Crescita, Pensiero della Democrazia, la cintura che ci collega all’Eurasia… gli amici russi… Attard, non ti stai librando un po’ troppo sulle corde? Non sono argomenti per te, ricordatelo. Ci mancava solo che nominassi il Brituness e il Grande Schema: saresti stato dimissionato seduta sante. Torna indietro col primo aereo. A quel maiale dell’emiro puoi raccontare che c’è stato un attentato a Londra…

 

Analizzando le poche evidenze subito a disposizione, Blert capisce che si tratta dell’ennesimo inside job. Questa volta no, non vuole immergersi daccapo nell’opera di confutazione e smascheramento della versione ufficiale. Lascerà l’incombenza ad altri e li raggiungerà dopo qualche giorno di surf. Adesso vuole riflettere su come si può saltare fuori dalla Macchina. Girovagando quasi in simultanea nella mente di un migliaio di persone sparse fra Pakistan, Nuova Zelanda, Cuba, Russia e Islanda, ne trae queste prime sommarie indicazioni.

 

Blert

Il Grande Schema parte da un risultato acquisito col massimo sforzo dai suoi Megamedia: la gente lo ama, la gente lo desidera, la gente lo sogna. Sin dall’infanzia e dalla scuola: ti mettono la coca cola in mano a Babbo Natale e il gioco comincia. Vieni familiarizzato a tutte le cose così, e credi che sia la vita buona e giusta. Poi ti ritrovi in una situazione tipo Foxconn: grande prigione globale. E allora cominciano i suicidi: prima alla spicciolata poi a gruppi poi in massa. Ma all’inizio è semplicemente un aiuto allo sfoltimento che al Brituness si vuole. Ad un certo punto, alcuni pensano di sottrarsi al conformismo suicidiario: per caso fuggono verso terre inospitali. Occorre cercare l’acqua e il cibo, costruirsi ripari e case, scaldarsi, prodursi in qualche modo l’elettricità. Un riportarsi da soli ad un’Età della Pietra differente da quella in cui il Brituness ci ha condotti. Finché a fuggire sono solo quattro gatti per qualche paese il Brituness lascia fare, come per i suicidi. Tuttavia, quando il fenomeno comincia ad espandersi e l’esempio trascina masse di persone parte la repressione orchestrata dal Brituness. Robot al posto degli operai suicidi o potenzialmente tali, va bene. Incarcerazioni e bombardamenti dei fuggitivi e aspiranti tali. Ma la repressione, in questo caso più che mai, è ammissione di sconfitta.

Da un lato, tenere in vita gli operai staccandoli dalla produzione, mantenerli in asili o a casa mediante un reddito di sopravvivivenza da fame, inondandoli di merde mediatiche a tutte le ore. Dall’altro, drogarli, inoculare cancri, farli fuori appena si provano a fuggire verso qualche landa non approvata o vita di gruppo non ammessa.

Di fronte a questi inediti sviluppi gente come Attard non sa mettere in campo una strategia più sofisticata.

Il Brituness, invisibilmente preoccupato, si riunisce in conclave ogni due mesi e mette a tema il problema.

Blert orecchia il giusto e l’ingiusto segue, come al solito. Questa volta il campionario è davvero entusiasmante… Un brainstorming interno al Potere.

…Servono valvole di sfogo, dàì, facciamo in modo di essere noi i mercanti cacciati di nuovo dal Tempio: diamo mandato ad Attard di inscenare l’evento, un grande attentato in diretta mondiale mentre alcuni di noi vengono buttati fuori da Wall Street dalla folla urlante… C’è un solo rischio, a mio parere: che a quel punto tutti questi preti, rabbini, imam e affaristi religiosi si ergano loro a novelli custodi del Tempio. La qual cosa, ne converrete, non è granché auspicabile… Non me ne preoccuperei al momento, tanto sono tutti sionistizzati: a noi e a lor prescrisse il fato la medesima, illacrimata sepoltura. Ma vi rendete conto? Continuare a bombardare e sterminare i fuggitivi è tutta pubblicità negativa, un gigantesco boomerang che ci taglierà la testa ben più definitivamente delle folle urlanti davanti a Wall Street. Possibile che non riusciamo ad immaginare qualcosa di meglio infiltrante, qualcosa che entri dentro la mente di questi farabutti e li faccia tornare a noi da soli? Qualche virus ideologico siamo sempre stati in grado di fabbricarlo, non è vero? Abbiamo un po’ perso lo smalto, Wells? Ma poi, quanti sono in numeri reali questi fuggitivi?

Potrebbero essere tanti in numerosi e grandi paesi, mio Signore. Occorre dunque agire e far agire, soprattutto. Fabbricare una nuova opposizione fittizia, di massa, alla quale dovremo concedere il potere in alcuni casi, perché diventi l’opposizione della gente ai piani che noi abbiamo pensato prima. Ma l’idea e l’immaginario relativo sono tutti parti nostri, e l’opposizione che noi susciteremo ragionerà mediante il nostro immaginario. L’importante è che siano convinti di ragionare con la propria testa mentre stanno giocando con le mappe che noi stessi gli abbiamo preparato: a quel punto possiamo anche concedere loro un qualche potere da qualche parte. Prima o poi glielo riprenderemo e non potranno nemmeno accorgersi dell’operazione… Dobbiamo muoverci a tale impresa senza paura che ci disvenga: la posta è la permanenza del mondo, al di là del cambiamento del sistema. 

 

(continua prossimamente)

 

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