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Referendum costituzionale? No, è la Costituzione del capitale. Un pamphlet a cura di Ireneo Corbacci

Mentre sulla questione del referendum costituzionale del prossimo dicembre sui media dell’italregime imperversa uno spregevolissimo e depistante dibattito fra belve storiche e grandi commessi dell’establishment dominante,  esce in libreria, per i tipi di Zambon Editore, un pamphlet ideato e curato da un nostro giovane collaboratore, Ireneo Corbacci.

Grazie ad Alfredo, un suo amico che casualmente lo ha rinvenuto fra gli stand in rovina dell’Expo, il nostro Ireneo è venuto in possesso di un manoscritto che contiene un testo costituzionale ben più radicale ed esplicito rispetto a quello ridisegnato dal decreto Boschi: una versione dello stesso probabilmente destinata a circolare in cerchie ristrettissime fra i dominanti che da decenni stanno conducendo su vari fronti una guerra ibrida e manipolativa contro la società italiana.

Si tratta, come giustamente fa notare Corbacci, di una vera e propria Costituzione del capitale, di una legge fondamentale che certamente personaggi come Monti, Napolitano, D’Alema, Scalfari, Cacciari, Travaglio e simili (l’elenco potrebbe continuare per pagine…) in cuor loro sottoscriverebbero con entusiasmo più che sincero, anche se potrebbero magari ritenere opportuno imporre, in questa fase, il silenzio ai loro media e la non esposizione del testo alla pubblica opinione.

Ne vengono comunque fuori tanto uno squarcio irrimediabile dell’intero setting mediatico in atto quanto un deciso oltrepassamento della spessa coltre di fumo che avvolge sin dall’inizio la vera natura e le motivazioni di entrambi gli schieramenti referendari… Non è infatti un caso che tanto il partito del Sì quanto quello del No sembrano divergere su molti punti di superficie mentre più in profondità concordano senza sbavature di sorta con le istanze più proprie dettate loro dagli attuali funzionari del capitale (sociologicamente parlando, le oligarchie mondialiste dominanti lo spazio euroatlantico).  A cominciare da quell’indichiarabile imperativo categorico che prevede il tradimento e la sovversione della carta costuzionale da parte degli stessi personaggi “istituzionali” che sarebbero invece chiamati ad attuarla e a difenderla.

Corbacci dimostra di aver ben presente questa circostanza dirimente quando in apertura della sua presentazione osserva:

Italia 2016. Veniamo a sapere che anche il referendum sulla Costituzione s’avrebbe da fare, sebbene in un senso parzialmente diverso: quest’anno, col sì al referendum sul decreto Boschi i dominanti – riuniti dentro e fuori il suolo italico – vorrebbero andare all’incasso di una ciclopica operazione di irreggimentazione costituente (dei rapporti di potere) che per loro, fuori dalle altrui retoriche, dura quanto meno dal 1943, ovvero da prima che apparisse fisicamente e “formalmente” l’attuale carta costituzionale repubblicana.

Da questo punto di vista, la “riforma” Napolitano-Renzi-Boschi rappresenta soltanto la mossa più recente di una guerra di lungo periodo che ha visto i ceti dominanti della Penisola svendere consapevolmente al ribasso le sorti del popolo italiano sull’altare via via più rovinoso del servaggio nei confronti delle élite euroatlantiche. E tuttavia, allo stesso tempo è nell’aria che quest’ultimo atto della catastrofe italica possa contenere una qualche pietra d’inciampo per l’establishment, se non altro a causa della maturazione di un grappolo inedito di crisi di senso che in terra italica ha posto in serissimo dubbio le possibilità di tenuta e di riproduzione della vita sociale quanto meno per i prossimi tre-quattro decenni.

Di tutto questo, alcuni esponenti dell’establishment mostrano di essere almeno in parte consapevoli, dato che hanno conferito agli oppositori fittizi del “fronte del No” il preciso mandato di fagocitare ogni sia pur minimo spazio politico eventualmente lasciato scoperto dai fautori del Sì anche a seguito delle sempre incombenti cialtronerie bullesche del premier. Ne risultano la completa formattazione degli avvenimenti politici e la mobilitazione flessibile dei variegati asset comunicativi a disposizione dei dominanti. Osserva in proposito Corbacci:

Intanto, a questo giro l’establishment sembra essere sceso in campo in quanto tale: lo si vede dalla studiata cadenza con cui vengono calate le sue carte man mano che si avvicina la data del referendum. Il favourite (ex) communist dei dominanti, Giorgio Napolitano, è dovuto infine ritornare sulla scena pro domo “tenuta Unione Europea” e in forzato soccorso del traballante Renzi, che in primavera aveva fatto l’improvvida sbruffonata di volerci “giocare la faccia” (politica del suo governo). Con rimarchevole tempestività è stata quindi fatta avvenire la sortita dell’ambasciatore statunitense a Roma John R. Phillips, evidentemente intenzionato a difendere ancora per un po’ la posizione di Renzi per scongiurare un qualsiasi sia pur minimo scostamento della politica estera italiana dall’asse del giogo atlantico. Con precauzione ulteriore, inoltre, si è peraltro provveduto ad inserire direttamente all’interno del “fronte del no” alcune delle quinte colonne più collaudate dell’establishment: dal Baffino bombardatore della Jugoslavia all’ignavo suo compare dall’eloquio emiliano belante che bramava un PD organizzato come la bocciofila di Nonantola. Restano ovviamente ancora ben nascoste nel mazzo le carte più proprie ed ortodosse dei dominanti: dal ricatto dei “mercati finanziari” riguardo la catastrofica sorte in cui verrebbe a trovarsi l’Italia qualora vincesse il no alla produzione di attentati/omicidi eclatanti stile false flag o strategia della tensione per riallineare il corpo votante al diktat del “sì alle riforme”.

Parallelamente a questi sviluppi, vengono inoculati trasversalmente ulteriori virus dell’inganno e dell’infiltrazione cognitiva,  secondo un’operazione di terrore preventivo a tutto spettro che mira anzitutto a scongiurare l’emersione all’interno del “fronte del No” di posizioni ed argomenti non conformi al diktat dei dominanti. Il risultato atteso è, ovviamente, una sostanziale identità di conseguenze politiche e sociali sia nel caso che a dicembre prevalga il No sia che abbia la meglio il Sì. Lo lascia intendere meglio di qualsiasi altra circostanza l’ignobile e funesto agitarsi dei tanti paladini del No provenienti dalla putrefazione permanente della fu sinistra, specialmente quella di ceto politico e mediatico ex antagonista, criminale fiancheggiatrice dell’establishment persino mentre per l’ennesima volta finge di indossare la maschera della battaglia fasulla “in difesa della Costituzione”: una Costituzione ovviamente intesa dalla quasi totalità di questi figuri come mera impalcatura scritta, desolante feticcio formale che per sua natura (e i sinistri lo hanno sempre saputo) non avrebbe mai potuto costituire un qualche argine davanti agli assalti delle innumerevoli quinte colonne dei dominanti attive dentro le isituzioni repubblicane.

Rispetto all’infame deriva di tutti questi personaggi, il manoscritto della Costituzione del capitale ha quanto meno il merito di togliere dal davanti della scena una nutrita serie di equivoci e di stereotipi che per lungo tempo hanno impedito l’emergere di una visione diversamente lucida ed argomentata dello stato delle cose. Ecco la puntualizzazione efficace che ci consegna l’autore:

Finalmente, ecco un testo che fa piazza pulita di tutta una ridda di espressioni circumnaviganti. Qui si parla chiaro come tra loro fanno quelli che (Renzi) l’hanno messo lì per quello, mica per altro, ch’è tutto e solo quello che si vede. Una Boschi per foglia di fico val bene una Costituzione del Capitale! Via dai piedi Rousseau e Tocqueville in un colpo solo. Basta con il mito dell’oggettività della norma, basta con la coerenza formale, con i pesi e contrappesi, con l’interesse generale e i diritti sociali. Finita è anche la farsa del sovrano che decide nello stato di eccezione dentro il preteso e mai sperimentato jus publicum europeo. Sovrani sono quei pochi che decidono nella testa dei molti resi stupidi tutti i giorni, nello stato di normalità più irremovibile che la storia ricordi: Carl Schmitt viene così gettato alle ortiche per sempre, irrevocabilmente.

A poco più di un mese dal voto, l’apparizione inopinata di questo testo costituzionale così esplicito e radicale ha senz’altro anche l’effetto di rimandare l’asticella della disputa di pensiero al di là dei due schieramenti referendari fintamente contrapposti. Perché vi è in ogni caso, sottratto ai bagliori del mainstream, il vasto campo delle plebi italiche martellate e sconvolte, anche ben prima dell’avvento dell’euro, dalla perdita di un qualsivoglia sentimento di sovranità culturale e dalla carenza nella visione di un mondo in cui sarebbe valsa la pena vivere con differente dignità. Nella parte finale della sua presentazione, Ireneo Corbacci pare volgere lo sguardo verso questo orizzonte di senso più vasto, lasciandoci anche una lapidaria indicazione della natura specifica del movimento di riscatto che potrebbe ancora formarsi in Italia:

Chissà se questo manoscritto della Costituzione del Capitale potrà mai, paradossalmente, essere all’origine di un qualche risveglio. Ma come e quando? Quasi certamente non tramite e durante il dibattito sul referendum costituzionale da qui a dicembre. Piuttosto, stiano attenti, gli officianti dei media, alla rinascita, dal sottosuolo mentale, del genius loci che in Italia si può ancora fare fra la peste e le macerie. Stiano attenti, che anche dopo Cassibile e tutte le sue clausole segrete ci dettero per morti e dopo meno di vent’anni tornarono già a temerci sul piano dell’ingegno… E stavolta, se mai ci sarà, sarà un altro genere di ingegno!

Per concludere, diamo in anteprima il testo dei Principi Fondamentali della Costituzione del capitale.

 

2016 – Anno mondiale della Legge

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

PRINCIPI FONDAMENTALI

Art. 1

L’Italia è una Repubblica del Capitale a guida statunitense, fondata sul lavoro non pagato di quanti vi nascono e di coloro che vi vengono importati. La sovranità appartiene ai Funzionari del Capitale, che la esercitano senza limitazioni e vincoli di qualsiasi natura.

Art. 2

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dei Funzionari del Capitale. Gli altri cittadini godono dei Diritti dell’Uomo internazionalmente riconosciuti se e in quanto adempiono ai doveri inderogabili di sottomissione politica, economica e sociale nei confronti dei Funzionari del Capitale.

Art. 3

In principio e per principio, a nessun cittadino è garantita dignità sociale ed eguaglianza davanti alla legge. Le distinzioni di sesso, di lingua, di cultura, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali sono riconosciute e valorizzate quando non contrastino con i supremi Bisogni e Valori del Capitale. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine culturale, sociale e familiare che, limitando di fatto la libertà dei Funzionari del Capitale, impediscono la piena ed effettiva subordinazione di tutti gli individui all’organizzazione politica, economica e sociale costruita dai Funzionari.

Art. 4

La Repubblica impone a tutti gli individui il lavoro o altra attività, retribuita o non retribuita, di produzione, di consumo o di intrattenimento, che contribuisca al progresso e allo sviluppo della società del Capitale.

Art. 5

La Repubblica, divisibile e ricomponibile a discrezione dei Funzionari del Capitale, riconosce e promuove le articolazioni locali all’interno della governance globale dei Funzionari. Nei servizi che dipendono dallo Stato attua il più grande accentramento amministrativo e la più efficace comunicazione dall’alto attraverso le indagini on line e la relativa pubblicizzazione sui social network.

Art. 6

La Repubblica tutela con apposite norme le lingue parlate dagli individui presenti sul suo territorio. Elegge la lingua inglese a lingua raccomandata in tutte le comunicazioni scritte di tipo non strettamente personale, su qualsiasi supporto codificate. Riconosce alla lingua italiana lo status di lingua volgare facente parte del patrimonio storico e culturale di una componente della popolazione.

Art. 7

Lo Stato e tutte le confessioni religiose sono subordinati all’Ordine, ai Bisogni e ai Valori del Capitale. I patti e le intese fra lo Stato e i rappresentanti delle confessioni religiose hanno effetto soltanto se approvati dai Funzionari del Capitale. In caso di mancata approvazione ricevono lo status di intese e consuetudini da estirpare mediante opportuni provvedimenti.

Art. 8

Nessuna confessione religiosa è libera e garantita davanti alla legge; tutte hanno l’obbligo di sottoporre i propri statuti e le proprie emanazioni al giudizio della Commissione Ideologica costituita dai Funzionari del Capitale.

Art. 9

La Repubblica promuove il progresso della società del Capitale attraverso la cultura e la ricerca scientifica e tecnologica generate dai Suoi Bisogni e dai Suoi Valori. Mette a valore il paesaggio, gli ecosistemi e il patrimonio storico e artistico presente sul territorio.

Art. 10

L’ordinamento giuridico italiano è subordinato alle norme dell’Unione Europea e degli Stati Uniti d’America, nonché ai Trattati internazionali sottoscritti con la loro regia e sotto l’alta governance dei Funzionari del Capitale. La condizione giuridica dello straniero è regolata dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti d’America e dall’ONU sulla base dei Bisogni del Capitale. Lo straniero, il quale nel paese di nascita o di transito non sia sottoposto ai doveri inderogabili di sottomissione ai Funzionari del Capitale, è liberamente importabile e ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica. È sempre ammessa l’estradizione dello straniero per reati, atti e manifestazioni di pensiero che possano colpire l’Ordine del Capitale, i suoi Bisogni e Valori.

Art. 11

L’Italia promuove la guerra come mezzo di uniformazione dei popoli ai Bisogni e ai Valori del Capitale; ricerca accordi con altri Stati per rendere effettive le intese umanitarie stabilite in sede internazionale sotto l’egida dell’ONU, della NATO, degli Stati Uniti d’America e dell’Unione Europea; partecipa alla gestione umanitaria della guerra in collaborazione con le Agenzie internazionali dei Funzionari del Capitale, con particolare riguardo alla ripartizione delle popolazioni in territori diversi da quelli di origine e di transito.

Art.12

La bandiera della Repubblica è il monocolore azzurro con al centro, all’interno di un disco su sfondo bianco, l’Occhio d’Oro che veglia sullo Stivale.

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