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juan de mairena

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Lettera dal profondo dei popoli (continuazione)

Le epoche cambiano o perché i popoli ci muoiono dentro o perché, camminando sulle spalle dei popoli, un principio di mondo differente trova modo di replicarsi a partire da sé.

Per il tempo, per il tempo, per il tempo: magari tutto questo fosse vero per tutto il tempo.

Ma è inutile la congettura: non lo sappiamo e non potremo saperlo.

Anche se viviamo per la verità e in questo siamo grandemente pazienti.

Non c’è nulla di forzato in ciò.

Togliamo di mezzo il nostro ingombro moderno: è il principio-volontà, un’altra forma del peccato originale, che ci abbaglia e ci condanna.

Per spostarsi e scendere dalla Macchina i popoli abbandoneranno il principio-volontà.

Morirci dentro potrebbe essere una via: di sofferenza e catastrofe non raccontabili tuttavia.

Non sappiamo quale sarà la via. Se avessimo disprezzo per i popoli lo sapremmo. Ma questo sentimento non lo abbiamo in mente, per il tempo.

Osserviamo allora come si può scendere dalla Macchina…

Non possiamo nemmeno concederci questo lusso di osservare: la discesa, senza modo, non ha avuto luogo. I suoi timidi conati non sono nemmeno inizi.

Perché molti popoli, o forse quasi tutti, nemmeno sospettano fino a qual punto sono soli.

Li hanno fatti soli, di recente, ponendoli sulla piazza come “indignati”, per esempio. Quale sia il livello dell’inganno racchiuso in tutto ciò non lo si può immaginare neanche dotandosi di tutto l’arsenale del pensiero orwelliano storico, di tutte le sottigliezze del suo bispensiero.

Perché oltre l’inganno, ipotizziamo, spunta la luna di uno Schema (o forse, più prosaicamente, la nebbia di un principio di autodistruzione).

Scendere dalla Macchina senza comprendere lo Schema?

Impossibile, Watson.

Ma è qui che casca l’asino del disprezzo verso i popoli. Siccome la Macchina già adesso ne fa morire dentro un certo numero, la discesa va proposta intanto a questi morti, a questi espulsi dalla vita come siamo noi, ancora dentro l’ingranaggio. Comprendere lo Schema servirà dopo, quando la discesa dei primi popoli morti sarà per tutti motivo di riflessione.

E non è già motivo di riflessione il tentativo di discesa di popoli come quello argentino o quello islandese?

Chi ne ha disprezzo avrà di che storcere il naso perché la mossa avviene fuori dalle “metropoli” e con orizzonte finora limitato. Ma ne hanno visto, almeno, i modi e le metamorfosi?

No, perché sono tutti presi dall’iniziativa del Potere, che li fa avvelenare nell’illusione di essere almeno pedine nel grande gioco geo-politico…

Invece per il tempo occorre essere, anzitutto, pazienti e vivere nella verità dentro questi popoli in primitivo tentativo di discesa. Anche quando ci dicono: «se lo fate vi bombardiamo».

 

(continua)

 

 

 

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