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L’operazione criminale denominata COVID 19

Covid-19Presentiamo qui al lettore un’analisi dell’odierno caos organizzato definito COVID-19. L’intento è di mettere un certo qual ordine intelligibile nel caotico susseguirsi degli eventi che si sono sviluppati in Italia e in Occidente a seguito della crisi sanitaria cominciata in Cina all’inizio del 2020. Ci sono delle ragioni e dei potenti interessi a monte e dietro quello che sta avvenendo che con la natura non c’entrano nulla. Le informazioni indispensabili per capire come stanno effettivamente le cose, benché disseminate qua e là, sono disponibili in rete. Quello che noi abbiamo fatto, sulla scia del metodo to connect the dots, è stato tentare di ricomporre il puzzle e cercare di mettere le diverse tessere al loro posto, con l’intento di far emergere un coerente quadro d’insieme della situazione. La cosiddetta informazione di sistema fa infatti di tutto per impedire alla gente di capire i retroscena dell’attuale emergenza.
Dietro l’ondata emotiva e la campagna di paura scatenata dai Media, esistono grandi attori sociali di livello internazionale e potenti interessi economico-sociali colossali che da dietro le quinte orchestrano tutto quanto. Questo è lo scenario che di fatto viene occultato alla pubblica opinione.
Proprio per questo ci sembrava importante offrire motivi di riflessione a tutti coloro che, benché storditi e confusi da un rumore di fondo assordante generato da TV e carta stampata, ancora non si sono lasciati convincere dalla spiegazione ufficiale, dalla propaganda martellante di questi giorni convulsi. Persone che invece coltivano dubbi più che legittimi sulla realtà che osservano e tentano di capire, a mente fredda e con argomenti razionali, supportati da dati di fatto occultati more solito dai media, che cosa sta realmente succedendo, ponendosi la classica domanda: cui bono?
Una piccola avvertenza infine. Il documento e la documentazione che qui si presentano al lettore contengono l’essenziale della spiegazione, alternativa a quella ufficiale, che viene proposta per mettere a fuoco i fenomeni odierni, ma non sono ancora completi. Ne pubblicheremo però ben presto la parte finale – il capitolo: 6. Fini geopolitici ed economico-finanziari dell’operazione chiamata COVID-19 – presente nell’Indice ma non ancora ultimato.

Testo integrale (formato pdf) de «L’operazione criminale denominata COVID 19».

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Andrà tutto… nella pandemia del capitale?

NOTA DEI REDATTORI DEL SITO

QUESTO SPAZIO, NATO DIVERSI ANNI FA, ERA STATO PENSATO PER “DEPOSITARE” I NOSTRI STUDI E DARE NOTIZIA DELLE NOSTRE RICERCHE IN CORSO.

TUTTAVIA, VEDENDO LA PROGETTAZIONE BY DESIGN E LA MESSA IN ATTO DELL’ULTIMO INSIDE JOB DEL CAPITALE, LA PANDEMIA SISTEMICA DA “CORONAVIRUS”, APRIAMO IL SITO A SCRITTI E CONTRIBUTI CHE POSSANO RENDERE CONTO DI QUANTO ACCADE MEDIANTE CHIAVI DI LETTURA DIFFERENTI, ALL’ALTEZZA DELLA CRISI DI SPECIE CHE I DOMINANTI CI HANNO IMPOSTO.

O SI ESCE DA QUESTA SITUAZIONE CON UN DIVERSO PENSIERO DI MONDO OPPURE – IN MANCANZA DI QUESTO, CHE È L’ESSENZIALE DA CUI DIPENDE LA VITA, IL FARE E LA CULTURA – CONTINUEREMO A VIVERE LA PRESENTE ROVINA DI TUTTE LE COSE.

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Ireneo Corbacci

L’epoca è così fatta che la verità più bella ed essenziale giace inesplorata dentro la pancia della Grande Montagna, dove le lanterne dell’inganno, baluginando tra una dissimulazione e l’altra, danzano sopra di noi.

Alano di Montappone

Anche sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perché ordinariamente sono sinceri, e chiamano le cose con i loro nomi. Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa il male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli, essendo gli uomini prontissimi a sofferire o dagli altri o dal cielo qualunque cosa, purché in parole ne sieno salvi.

Giacomo Leopardi

In tempi di Coronavirus ci si vede l’altra sera su al bar, a porte rigorosamente chiuse… Per i tecnici delle ordinanze non è comunque un assembramento, siamo i soliti quattro (o magari tre) gatti, ben distanziati ai margini del tavolaccio… E figuriamoci se fin quassù, con una strada per metà franata e con l’altra metà impreziosita da crateri pluridecennali, una qualche pattuglia delle forze dell’ordine osa arrampicarsi. Per ogni evenienza c’è poi sempre l’Eustachio con il modulo “autodichiarazione” in tasca. Ossia: se occorre, sul foglio in prima persona io dichiaro a me stesso davanti all’autorità che mi controlla che quello che ci diciamo in questo bar è dovuto ad uno stato di necessità procurato dalla stessa autorità di fronte alla quale a me stesso dichiaro in prima persona che per la necessità di non impazzire e di mantenere alte le difese immunitarie contro il virus mi vedo costretto a parlare con gli amici pur senza incorrere in alcun assembramento pericoloso per la salute pubblica di noi quattro gatti in questo angolo sperduto di montagna…

Detto questo, faccio un report per forza un po’ sbrigativo della discussione che abbiamo avuto.

Nei preliminari il ragionamento di Stof sembra non fare una piega:

«Fate un po’ voi… Ma come si fa a fare comunità con gente come Mattarella, che già faceva il buono a sì buana quale ministro della difesa acceso bombardatore della Jugoslavia, con Prodi liquidatore dell’IRI, licenziatore di decine di migliaia di lavoratori già prima di aver massaggiato il paese con la cura dell’euro, con la Rai, ricettacolo maximo di ciarlatani e mentitori di professione: con le istituzioni tutte, insomma, colonizzate per decenni da virus transumani incomparabilmente più letali dell’attuale… Se proprio volete fare i buoni per salvare il paese, non fatelo insieme a questi qua, ma fra di voi, semmai. Noi staremo a casa quando loro saranno fuori da tutte le case degli italiani». Nulla da eccepire.

Eustachio argomenta allora che la crisi della pandemia l’hanno creata loro perché loro nella crisi ci sguazzano e non c’è niente di nuovo sotto il sole. Poi dice che ha voglia di recitare, alza il dito al cielo e trova nel gesto a mezz’aria che l’epidemia procurata implora essa stessa una tregua, perché è già stanca. Si governa con la paura, certo, ma anche la paura dopo un po’ stanca: allora cosa si farà?

Nessuno lo ammette ma il fumo del silenzio dalle strade deserte si sta spostando verso la frontiera dell’Evros. Su tutto incombe ora un’imboscata: all’ulteriore saccheggio dell’Italia provvederanno anche con Eurobond e Pandemic bond bazooka, se necessario a loro. Il Meccanismo è già attivo, il Salvatore nel Mistero ha rifatto la centratura del cappio per il salvato da imbrogliare meglio di prima.

L’epidemia stessa è di per sé modulabile: lo sostiene il Marulla citando quanto dicono le stesse fonti d’archivio da cui proviene. 50, 65, 80 milioni di morti, da un quarto alla metà delle infrastrutture sanitarie mondiali fuori causa. Lo possono pensare e lo possono fare. Il green capital mostra una certa baldanza e il suo malthusianesimo spinto sembra avere solide basi nel fervore convinto di una bella fetta di uomini di scienza sparsi in molti paesi.

Chiedo agli amici se qualcuno ha per caso notato il cilindro ebete del presidente della Rai Marcello Foa, già astuto sovranista della poltrona, iperallineato figurante della strategia della paura. L’Eustachio mi risponde che un pollo allevato alla scuola di Montanelli ha tutti i numeri in partenza per ricoprire quel ruolo ignobile: è un OGM della prima ora, aggiunge, e verrà usato per il rilancio della globalizzazione con un tipo nuovo di keynesismo… Stamo freschi.

Si è visto intanto che a Sigonella, in Ucraina e in Georgia si fanno esperimenti su patogeni che si assomigliano. Si tratta pur sempre di effetti di una distinta causa. Afferrare e aggredire la causa però non si può: c’è nebbia su tutti i continenti cognitivi noti. Si invocano allora gli squilibri geo-politici e si discetta poco a proposito e assai a vanvera. La Cina, lo si è visto, ha risposto e risponderà da par suo (quale competitor globale dentro il capitale) alla guerra su più fronti che le viene mossa. Con ciò si vuol far intendere che sarebbe in corso la guerra delle potenze entro il mondo multipolare: è pacifico, ma è questa oggi la guerra che esaurisce tutta la guerra? Su questo Orwell ebbe già a suo tempo molto da ridire, sulla scorta di una schiera di maestri, a dire il vero: Shakespeare, Novalis, Dostoevskij, Marx…

Stof sostiene invece che tra il Viminale, la protezione civile e i gangli alti della sanità italiana è tutta una gara contro il tempo per vedere fin dove si possono spingere nel procurare allarme e segregare in casa la popolazione. Lo stress test in atto evidenzia l’esistenza di una miriade di sub-cabine di regia dell’intero affaire, più o meno divise secondo la linea dei governi e degli stati sottomessi. La cabina di regia di più alto livello, quella della Gates Foundation, è attiva quanto meno da un ventennio e il suo alto patronage tra Big Pharma, ONU, OMS e consimili canaglie è in linea di massima noto almeno ad alcuni come noi, abituati a vedere le palafitte del Potere dal tetto, mentre i loro Megamedia mantengono le genti in apnea cognitiva. Il livello che sta sopra questa cabina di regia, invece, è avvolto nelle nebbie perenni, anche se non c’è dubbio che alcuni interpreti attenti individueranno senz’altro come veri responsabili dell’operazione certi solerti funzionari del capitale. Tuttavia, denunciare i mandanti e gli attori incaricati del crimine non vuol ancora dire comprenderne le ragioni. In altre parole, se anche a questo livello “supremo” vale il cui prodest?, questo non significa sapere precisamente perché adesso fanno quello che fanno, perché stanno perpetrando un crimine di questo genere. Hanno necessità di farlo in mancanza di qualcosa di meglio? Sono messi peggio di quanto appare, i commessi di Monsieur Le Capital (divenuto orfano prima di Madame La Littérature e, recentemente, perfino di Madame La Terre…)? Sarà allora che la pandemia virale messa in atto in superficie nasconde una più profonda e generale pandemia del principio determinante di questo mondo?

E, a questo punto, tutta la nostra discussione si incaglia, siamo a notte fonda e gli interrogativi cominciano a mostrare uno spessore incompatibile con le nostre residue energie da sonnambuli di montagna.

Vi saprò dire se alla prossima serata ci saranno ulteriori sviluppi dell’intera questione.

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Esce da Faremondo Capitale transnazionale e migrazioni di massa

Copertina saggio

Per distinguersi dalla cacofonia di voci che interpretano le migrazioni di massa come un portato di una generica “globalizzazione capitalista”, facciamo uscire per le nostre edizioni un saggio chiarificatore di Franco Soldani, che addita le determinanti interne del fenomeno nelle decennali evoluzioni del capitale transnazionale e, in particolare, nei “giochi” della sua frazione attualmente dominante, il capitale finanziario a trazione statunitense. Dalla subordinazione economica inaugurata su scala planetaria nel secondo dopoguerra fino alla costruzione del sistema di sottomissione finanziaria sotto la regia della FED, del FMI e della Banca mondiale (a partire dai famigerati “piani di aggiustamento strutturale”), si pongono le basi per la destabilizzazione permanente delle aree e dei paesi dominati (in Africa come in Asia ed America del Sud), facendo nel contempo ricorso, appena  un qualche “ostacolo” appare all’orizzonte, all’infiltrazione cognitiva, alla “formazione” culturale delle classi dirigenti locali e alle guerre a bassa intensità e per procura. E’ da questo brodo di coltura che si originano le successive e le attuali migrazioni di massa, compresa quella quota che si dirige verso il nostro paese. Una visione di questo tipo non è rintracciabile in nessuna delle posizioni che si contendono il davanti della scena nel dibattito sui fenomeni migratori che pare infuriare sui Megamedia occidentali: già solo per questa ragione varrebbe la pena approcciare la lettura di questo saggio. Da non sottovalutare, poi, in questo quadro, la ricostruzione del ruolo della Cina quale terra d’elezione del capitale transnazionale, perno della “cheap labour economy” e “fabbrica del mondo”, dove una migrazione interna di trecento milioni di lavoratori supporta un processo di accumulazione di capitale la cui scala è cinese soltanto per la sua collocazione, coinvolgendo più in profondità i settori di punta del capitale finanziario (con tutti i ciclopici apparati della sua tecnoscienza). Un’analisi quella del saggio che del resto si sviluppa nel solco del suo Geopolitica planetaria dell’impero.

 

Un volume unico di 224 pagine.

13 €

Può essere prenotato e ordinato scrivendo a: edizionif@faremondo.org

I costi di spedizione non sono a carico dell’acquirente.

Il versamento dell’importo per chi usa la posta può essere fatto, indicando la causale, mediante ricarica della carta postepay n° 5333 1710 2383 3508  intestata a Manuela Zaccheroni.

Chi preferisce invece utilizzare un bonifico bancario può usare il seguente Iban: IT92M3608105138253340453343

 

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Il sovranismo serve a prolungare la palude di pensiero del Novecento

Corsivo di Ireneo Corbacci

 

Molti sovranisti, a parole in libertà, sostengono di essere “oltre la sinistra e la destra”, al di là delle ideologie del Novecento. Andiamoci piano: i dominanti e i loro agenti, a seconda della “fase”, possono rimanere gli stessi passando, che so, dalle autoriduzioni a teatro nel ‘68 alla presidenza dell’INPS azionista della Banca d’Italia; i peones, loro antagonisti, possono anch’essi rivoltarsi nell’identico oggi che sono diventati sovranisti, magari transitando disinvoltamente dal centro sociale al talk show su LA7.

Se erano di sinistra possono apparire di destra e viceversa, ma appena li senti parlare “fuori da un evento” di comunicazione qualsiasi, ti accorgi che il loro DNA non è cambiato. Hanno la medesima consapevolezza del loro “pubblico”, il cosiddetto ceto semicolto italiano fatto di gente che secondo l’ISTAT legge in media 3 libri all’anno. Quindi, considerata la “fonte” ISTAT, la realtà di quanti leggono è anche peggiore (e poi, con quale testa leggono quelli che leggono?).

Alcuni sovranisti si sono avvolti in vesti “ecologiche”, altri sono divenuti fini “teorici della moneta” (sovrana essa stessa, popolare, che sembra tuttavia provenire dal blu dipinto di blu), altri ancora hanno scoperto sulla via di Damasco la questione della patria, della nazione, della comunità, della tradizione: declinate secondo un arco di sfumature che va da Gramsci a Nietzsche, da Machiavelli a Gianfranco Miglio…

Vi è tuttavia un’idea che li accomuna, una gabbia di pensiero talvolta perfino dorata: quella secondo la quale «solo la sovranità politica possa contrapporsi alla potenza del capitale». (1)

Scusate se è poco, ma questo è uno dei massimi retaggi del Novecento che si dice di aver superato, la base teorica di tutti gli antagonismi storici (di sinistra e di destra) usciti vergognosamente sconfitti dal “confronto” con gli agenti del capitale.

Una “sovranità politica” che si fonda sul primato dell’agire politico rimanda, come già accennato nel precedente corsivo, all’accettazione della scienza e della tecnologia con le quali il capitale ha forgiato la sua “società moderna”. Se queste, come essi credono, sono il prodotto del progresso e patrimonio di conoscenza dell’intera umanità da non più discutere e da assumere in quanto tali, magari provando ad usarle “diversamente” (per ipotetici “scopi diversi”), non resta che affidarsi al (supposto) libero arbitrio del soggetto politico per contendere al capitale e ai suoi agenti l’egemonia dentro la società.

Con questo, i sovranisti sono a dirci: la società, volenti o nolenti, è quella che è (ed è la società del capitale); possiamo e dobbiamo agire alcuni suoi strumenti “politici” per correggerne certe tendenze troppo distruttive e per preparare il terreno all’avvento di una “società più giusta”.

Ma è questo un messaggio che va “oltre” il Novecento?

Assolutamente no, anche se vien venduto per tale, abbigliato in un modo o nell’altro. Sovranisti che spacciano per rivoluzionario un piano di opere pubbliche che Fanfani (sì, Fanfani!) avrebbe ritenuto “liberista di destra”; intenditori di geopolitica e multipolarismo che plaudono al “riequilibrio” dei rapporti di forza con la Germania e la Francia in tema di “immigrazione” e al governo Conte che, per riuscirvi, si infeuda sempre più al Pentagono favellando, già a luglio, di «una cabina di regia permanente Italia-Usa nel Mediterraneo allargato»; giornalisti di formazione liberale, radicale e ribellista che plaudono alla proposta di reddito di cittadinanza del Movimento Cinque Stelle mentre discettano di recupero della “sovranità monetaria” mediante un piano B di (impossibile) “uscita concordata” dalla zona euro.

In Italia la mossa comune dei sovranisti assume le coloriture più stravaganti, con interi comparti di risulta del ceto politico del Novecento ridotti a farfugliare negli attuali salotti rissosi (televisivi e in rete) con una leva di giovanotti cresciuti dopo la “fine delle ideologie”.

Nei prossimi corsivi non prenderò in esame il grosso di questi comparti e di quella leva, ma solo alcune “punte avanzate” che rappresentano, in modo più emblematico di altre, la schiavitù ideale (rispetto al capitale, ai suoi agenti, alle sue “tendenze culturali”) della teoria che essi incarnano: il primato dell’agire politico.

Per adesso, giusto per intendersi, ci vuole un doveroso chiarimento, che comunque ripeterò ancora in diverse salse più volte: i sovranisti italiani, nati e cresciuti con l’idea di un antagonismo politico (verso l’Unione Europea, verso le “oligarchie mondialiste”, verso il “turbocapitalismo”, ecc.), si muovono in un quadro di “compatibilità sistemiche” che essi in verità non vogliono discutere e che è stato lasciato filtrare verso di loro dagli agenti del capitale (comunque mascherati: ecologisti, teorici della sovranità monetaria, giuristi costituzionali, cultori di bio e geopolitica, ecc.).

E siccome, per tutti i sovranisti, secondo il vecchio detto del buon senso nostrano “da qualche parte bisogna pur cominciare”, essi decidono di cominciare dalla parte peggiore e più sbagliata: dalla posizione per la quale “è comunque meglio agire” più che “stare a pensare”.

Soprattutto, non occorre pensare e comprendere le ragioni della sconfitta storica degli antagonismi del Novecento. Tutti: dalla sinistra estrema alla destra estrema. Queste ragioni non devono essere nemmeno discusse in verità, perché per i sovranisti la società che il capitale ha costruito in alcuni secoli ha già in sé la conoscenza, la scienza e la tecnologia che ci permetteranno “politicamente” di costruirne una differente.

Come se bastasse invertire di segno ciò che il capitale vi ha messo di suo, usandolo come non si può, raccontando alle genti che il mondo cambierà se saranno d’ora in poi i sovranisti a farlo muovere “orientando la tecnoscienza” con una testa politica nuova…

Ma non viene in mente ai sovranisti, specie a quelli più “critici”, che il disastro di tutte le ideologie del Novecento (che ostinatamente proseguono, imbeccati dai soliti agenti…) è derivato proprio da questa visione del mondo?

Una visione che è come un tragico ombrello della storia, sotto il quale, chissà se lo sapranno alcuni “quadri sovranisti fra i più in vista”, si sono raccolti nel corso dei decenni sia grandi e sinceri “nemici del capitale” (Engels, Lenin, Gramsci) sia personaggi “di più bassa statura” (Hitler, Mussolini, Stalin), sia distinti uomini di scienza quali Einstein, Bohr, Fermi, Gödel, Feynman, Hawkins, Tipler e il nostro Boncinelli, tanto per elencare in modo sparso.

Agire, invertire politicamente il segno del capitale, sul suo terreno, con la sua scienza, con le sue categorie di conoscenza, senza provare a costruire una differente visione del mondo che ci faccia agire in un altro modo: ma di quale sovranità possono parlare i sovranisti?

Di una sovranità senza pensiero sovrano, come vedremo.

(1) Salvatore Cingari, Appunti sulla crisi della democrazia in Italia, Milano: Franco Angeli, Democrazia e diritto: LIV, 1, 2017, p. 189.

 

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Il sovranismo è un’operazione sofisticata degli agenti del capitale

Abbiamo chiesto all’amico Ireneo Corbacci, che da tempo segue i percorsi del cosiddetto sovranismo italiano, di scrivere una serie di brevi corsivi sull’argomento, iniziando dalla cornice più essenziale dell’intera questione.

La redazione di Faremondo

 

Non poteva bastare l’operazione chiamata “Movimento Cinque Stelle”. Dai primi Meet up al blog di Grillo, dallo sviluppatore d’inganni embedded chiamato Casaleggio alla formazione del partito dei suoi influencer… Non poteva bastare, perché questa operazione (riuscita) si proponeva di irretire un target di 7-10 milioni di persone digiune di Novecento, già impoverite e formate dalla rete. E che fare con gli altrettanti milioni che un piede nel Novecento invece lo hanno avuto, gli alfabetizzati di ritorno alla rete, quelli non organici ai vecchi partiti ma culturalmente interni ad una delle vecchie formazioni ideologiche (di sinistra e di destra, comprese tutte le ali estreme dall’una e dall’altra parte)? Nessun problema per gli agenti (culturali e no) del capitale: per questi “semicolti più critici” è stato progettato il sovranismo.
Qualche volta le date sono importanti, anche in Italia: i primi vagiti di quello che poi sarà chiamato sovranismo si odono agli albori dell’ultima crisi, tra il 2008 e il 2009, quando l’esperimento a Cinque Stelle è già in onda da un po’. Sin dall’inizio (via via diventerà peggio), dentro la galassia sovranista italiana non c’è alcuna mossa di pensiero differente.
La scienza è un patrimonio dell’umanità e non si discute. In qualche caso se ne invoca un impossibile uso differente, ma il suo corpus viene assunto come un qualsiasi stereotipo coniato dai dominanti. La tecnologia che ne discende viene vista allo stesso modo: la si assume, salvo ipotizzare un qualche “agire alternativo” a partire dagli “strumenti tecnologici” che i dominanti permettono di usare.
Partendo da queste matrici culturali così poco sovrane gli agenti del capitale non possono che ringraziare i sovranisti.
Chi comincia già subalterno non va osteggiato veramente: va contrastato in superficie, sostenuto attivamente sotto banco e allo stesso tempo fatto crescere in modo da poter avere, se necessario, il “ricambio di classe dirigente” che gli agenti stessi tengono sotto la manica. Intanto, i quadri sovranisti hanno modo di formarsi e di abbindolare anche un consistente stock di persone e gruppi che in cuor loro vorrebbero opporsi davvero. E ci riescono, purtroppo, perché sono a loro modo coerenti: se la scienza e la tecnologia (e la società) del capitale non si discutono, tutta l’opposizione va fatta col primato dell’agire politico, ovvero con un’idea tanto cara agli stessi agenti del capitale (che infatti l’hanno fondata e la fanno coltivare nelle loro accademie).
Ora: quanti sovranisti italiani se ne rendono conto?
Qualche “quadro” fra i più in vista per certi versi lo sa, ma ci fa perché con l’agire politico pensa di poter stare a galla di più e più a lungo rispetto ad altri agenti del capitale. Questi personaggi – avendoli purtroppo conosciuti in questi lunghi anni – sono i peggiori, quelli a cui è affidato il compito più sporco di tutti: far discendere l’infiltrazione cognitiva “dall’alto verso le masse”.
Invece, l’immensa maggioranza dei sovranisti, il “popolo sovranista”, nemmeno immagina come stiano le cose e ingenuamente è portato a pensare che l’agire politico dei suoi “quadri” possa servire a cambiare la società in cui vive.
Questa è la situazione descritta in termini che più sintetici non si potrebbe. Un corsivo, del resto, dovrebbe servire solo a mettere una pulce nell’orecchio, a far cominciare un diverso modo di pensare. Ormai scrivo solo per corsivi, cari amici di Faremondo. Abbiate coraggio.

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